Manutenzione della caldaia: quali sono le procedure da seguire?

Chi ha un impianto di riscaldamento autonomo a gas, deve sottoporre regolarmente la caldaia alla manutenzione. E’ un comportamento corretto dal punto di vista della sicurezza ed anche per mantenerla sempre in uno stato di efficienza energetica ottimale.

Ci sono interventi di controllo che la normativa italiana rende obbligati per legge ed altri che invece vanno fatti con una cadenza diversa, come vedremo in questo articolo. La manutenzione ordinaria non ha tempi precisi, saranno i tecnici che esaminano le condizioni della caldaia a stabilire quando ripetere i controlli.

La manutenzione ordinaria della caldaia

Prendersi cura dell’impianto di riscaldamento, nello specifico della caldaia a gas, è sinonimo di tranquillità sotto tutti i punti di vista. Se la caldaia funziona bene non si corre il rischio di pericolosi incidenti. I gas acidi rilasciati con il tempo possono corrodere alcune parti esterne della caldaia e ridurre sensibilmente la durata della stessa. Inoltre c’è il problema del calcare e della sporcizia che rimane nell’acqua, che a lungo andare si depositano formando delle spesse incrostazioni all’interno dello scambiatore di calore.

E’ evidente che una caldaia piena di calcare e di altre impurità non potrà risultare efficiente come una nuova, per cui intervenendo con una manutenzione ciclica si contrasta il problema. Questo inoltre ci fa risparmiare sui consumi di gas e ci porta ad avere bollette meno salate. Quest’anno comunque sono previsti aumenti sulla bolletta del gas, che porteranno una famiglia media a spendere circa 150 euro in più rispetto all’anno precedente.

Generalmente i controlli ordinari si prevedono negli anni in cui non c’è l’obbligo di legge relativo al controllo dei fumi. Il tecnico specializzato che se ne occupa, spesso lo stesso che ha installato la caldaia, riporta nel libretto tutti i dati dell’impianto e fissa ogni volta la scadenza per il controllo successivo.

Il controllo dei fumi della caldaia

Discorso diverso invece per il controllo dei fumi che prevede per la caldaia il rilascio del bollino blu. La normativa prevede che questo controllo obbligatorio venga effettuato con precise scadenze, che possono essere di 2 o 4 anni. Quindi a differenza della manutenzione ordinaria, la cui tempistica è scelta dal proprietario dell’impianto e/o dal tecnico che se occupa, qui è la legge che fissa il termine.

In cosa consiste il controllo dei fumi? E’ un test molto semplice che si effettua per capire i valori di tiraggio della caldaia e tenere regolato il bruciatore. Da questa manutenzione si conoscono anche i valori della temperatura dei fumi di combustione. A seconda della potenza della caldaia ed anche del combustibile bruciato ci sono limiti temporali differenti.

Per impianti termici con una potenza fino a 100 kW, che bruciano combustibili solidi e liquidi, il controllo va eseguito ogni 2 anni. Le caldaie con la stessa potenza, che però sfruttano GPL, gas o metano richiedono un controllo ogni 4 anni. Sono invece sottoposti a controlli annuali gli impianti termici con una potenza superiore ai 100 kW che utilizzano combustibili liquidi e solidi. Nel caso funzionino con gas, metano o GPL il controllo fumi va fatto ogni due anni.

Chi effettua il controllo fumi e quali obblighi ha

Come stabilito dal Ministero dello sviluppo economico nel decreto n.37 del gennaio 2008, ad occuparsi del controllo fumi sono soltanto i tecnici specializzati, coloro che possono rilasciare a fine manutenzione il bollino blu, e che possiedono un’abilitazione specifica.

I tecnici che si occupano di manutenzione della caldaia per quanto riguarda i fumi, dopo aver effettuato le opportune verifiche, rilasciano al proprietario un documento che contiene tutte le informazioni sull’impianto e attesta l’avvenuta revisione e va conservato con il libretto dello stesso.

Chi controlla gli impianti termici esegue tutte le operazioni revisionali utili a certificare che la caldaia funziona in sicurezza e rispetta le normative vigenti. Oltre al documento rilasciato al proprietario dell’impiant, il tecnico ne invia una copia all’ente regionale o provinciale del territorio competente. Se ciò non avviene si rischiano sanzioni.

Può capitare che la caldaia, dopo aver eseguito tutti i controlli, non abbia i valori che dovrebbe, cioè quelli riportati sul libretto e quelli previsti dalla legge. In questo caso il tecnico può laddove possibile, sostituire le parti rovinate con dei ricambi (su www.ecoteksrl.it puoi trovare ricambi originali), oppure richiedere la sostituzione della caldaia.

In caso di malfunzionamento dell’impianto, che consiste in un rendimento anomalo della combustione rilevato alla massima potenza termica, la caldaia va cambiata entro 180 giorni a partire dalla data in cui si è effettuato il controllo fumi.

Manutenzione della caldaia: costi

Il costo della manutenzione ordinaria di una caldaia e quello relativi al controllo dei fumi cambia a seconda del luogo in cui si vive. Sono infatti le Regioni e le Province autonome a stabilire i costi, comprensivi anche di tutta la parte burocratica.

Per conoscere la spesa da sostenere è bene quindi informarsi prima, consultando i regolamenti locali, che si possono trovare anche online. I prezzi variano anche in base alle ditte specializzate e in linea di massima per la manutenzione ordinaria dell’impianto si aggirano sugli 80 euro. Più oneroso il controllo dei fumi che richiede un esborso quasi sempre superiore ai 100 euro.

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